Etichettato: cardiovascolare
Statine: utilizzarle o no?
L’ACC (American College of Cardiology) e l’AHA (American Health Association) hanno formulato le nuove linee guida (link) in materia di livelli di colesterolo e di rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica. Per la prevenzione primaria (cioè, come terapia preventiva per le persone che sono liberi da malattie cardiovascolari), la terapia con statine è raccomandata per le persone con livelli di colesterolo LDL superiori a 190 mg per decilitro (4,90 mmol per litro) e per i pazienti con diabete il cui livello di colesterolo LDL è 70 mg per decilitro (1,8 mmol per litro) o superiore. Per altri, si consiglia statine se il rischio a 10 anni di malattie cardiovascolari è del 7,5% o superiore e il livello di colesterolo LDL è di 70 mg per decilitro o più alto. Continua a leggere
Efficacia dell’attività fisica nel Parkinson
I disturbi della deambulazione e dell’equilibrio sono molto frequenti nella malattia di Parkinson e condizionano in maniera negativa sia la disabilità che la qualità di vita connessa alla salute e la sopravvivenza. Questi disturbi sono notoriamente difficili da trattare e non vengono aiutati in modo significativo da un trattamento farmacologico o chirurgico. Gli ultimi due decenni hanno visto un drammatico aumento della ricerca e dell’interesse clinico verso l’esercizio utilizzato come trattamento per problemi di mobilità nelle persone con malattia di Parkinson. Sempre più evidenze sperimentali suggeriscono che l’esercizio fisico è in grado di determinare cambiamenti neurochimici e neuroplastici che si traduce in un miglioramento della mobilità dopo l’esercizio. Pertanto l’esercizio fisico ha il potenziale per aiutare sia gli aspetti della malattia di Parkinson, nonché le complicazioni secondarie dell’immobilità, motorie (andatura, equilibrio, forza) e non motori (depressione, apatia, stanchezza, stipsi; cardiovascolari, osteoporosi). Una interessante rassegna sull’argomento è stata pubblicata su Movement Disorder (link) Continua a leggere
Movement Disorder – Aprile 2013
Pubblicati su Movement Disorder:
- Magnetic resonance imaging: A biomarker for cognitive impairment in Parkinson’s disease?/span>: il perfezionamento delle tecniche di indagine consente l’utilizzo dell RMN come biomarcatore di deterioramento cognitivo nel parkinson.
- Levodopa does not change cerebral vasoreactivity in Parkinson’s disease: studio su 20 pazienti sottoposti a ipercapnia per studiare la vasoreattività cerebrale.
- Longitudinal study of levodopa in Parkinson’s disease: Effects of the advanced disease phase: studio a lungo termine sulla progressione della malattia.
- Cardiovascular and mortality risks in Parkinson’s disease patients treated with entacapone: l’ntacapone non è stato associato ad un aumentato rischio di infarto miocardico acuto, ictus o morte nei pazienti anziani con malattia di Parkinson.
- Functional movement disorders are not uncommon in the elderly: i disturbi del movimento funzionali sono molto presenti anche tra gli anziani.
Review della letteratura scientifica sull’attività fisica nel Parkinson
L’articolo sull’attività fisica pubblicato su Archives of Neurology ha fornito l’0ccasione per un interessante editoriale sull’argomento (link). Partendo da una revisione Cochrane del 2001, che esaminò studi randomizzati e controllati relativi alla fisioterapia rispetto al placebo, individuando solo 11 studi eleggibili per la revisione sistematica, e che concluse che non vi erano “prove sufficienti per sostenere o confutare l’efficacia della fisioterapia nella malattia di Parkinson” nel 2012 gli studi sono diventati trentatre ed hanno consentito di concludere che, sebbene le differenze tra fisioterapia e placebo in termini di prestazioni motorie e le altre misure sono piccole, il beneficio dell’attività fisica è clinicamente significativo per i pazienti. Al di là dei suoi benefici sulla salute fisica, l’esercizio offre ai pazienti un ruolo più attivo nella gestione della loro malattia. I pazienti sono desiderosi di tale ruolo, il che è coerente con un modello di cura centrata sul paziente in cui l’assistenza sanitaria è “strettamente congruente con e sensibile ai desiderata dei pazienti, le esigenze e le preferenze.” I pazienti con malattia di Parkinson in particolare vogliono più informazioni sugli interventi non farmacologici e non sono soddisfatti delle informazioni che ricevono In un articolo su JAMA del 2012 i direttori del Patient-Centered Outcomes Research Institute hanno sottolineato l’importanza del paziente nella valutazione delle opzioni di assistenza sanitaria, affermando: “L’impegno dei pazienti in ogni fase del processo di ricerca è visto come essenziale anche nella selezione delle domande di ricerca, progettazione degli studi, esecuzione, analisi e attuazione dei risultati”.
L’esercizio fisico nei pazienti con disturbi neurologici accresce il senso di auto-efficacia, il senso di coinvolgimento nella cura e la convinzione nelle loro capacità di svolgere determinate attività. Inoltre, il coinvolgimento del paziente porta ad una maggiore soddisfazione per la cura e una maggiore probabilità di aderenza alla terapia. In sostanza, conclude l’editorialista, l’esercizio fisico mette il paziente, non una pillola, al centro dell’assistenza, che è esattamente dove i pazienti vogliono e dovrebbe essere.
Utilità dell’esercizio fisico nel Parkinson
Pubblicato su Archives of Neurology un articolo (link) sull’attività fisica nel Parkinson con particolare riguardo alla tipologia di esercizio consigliato. A tale scopo gli autori hanno condotto un studio clinico di confronto prospettico, randomizzato, in singolo cieco su tre tipi di esercizi in pazienti con Parkinson e turbe dell’andatura. Sessantasette pazienti hanno praticato esercizi su tapis roulant a bassa intensità di esercizio oppure su tapis roulant con una maggiore intensità di esercizio oppure una combinazione di stretching e allenamento di resistenza. Dopo quattro mesi si è visto che tutti i tipi di esercizio favorivano la velocità di andatura, con un aumento della distanza percorsa a piedi in 6 minuti, maggiormente in quanti utilizzavano il treadmill a più bassa intensità di esercizio. Per quanto riguarda il fitness cardiovascolare, entrambi i gruppi con utilizzo del tapis roulant hanno dimostrato un miglioramento tapis roulant. Invece il gruppo sottoposto ad esercizi di stretching e allenamento di resistenza ha migliorato la forza muscolare e i punteggi motori alla Unified Parkinson Disease Rating Scale. Gli autori concludono che tutti e tre i tipi di esercizio portano beneficio, e la maggior parte dei pazienti possono trarre beneficio da una combinazione di allenamento a bassa intensità con stretching e resistenza.
La malattia di Parkinson è una malattia invalidante per la quale i trattamenti attuali non sono ottimali. L’ esercizio fisico è sicuro, poco costoso, con indiscutibili benefici secondari, per cui l’interesse sull’argomento è in crescita costante. Il lavoro pubblicato offre prove convincenti che l’esercizio fisico può migliorare la deambulazione e il benessere fisico dei parkinsoniani, incoraggiandone la partecipazione attiva nella gestione dei loro problemi.